Il concilio di Cartagine del 525 è stata una riunione di vescovi dell'Africa romana, indetta da Bonifacio di Cartagine e celebrata nei giorni 5 e 6 febbraio negli ambienti annessi alla basilica di Sant'Agileo a Cartagine.
Contesto storico
Nel 523 morì il re vandalo Trasamondo (496-523), che aveva proseguito la politica religiosa di uno dei suoi predecessori, Unerico (477-484), colpendo duramente la Chiesa cattolica, per imporre la fede cristiana ariana. La sede di Cartagine era vacante dalla morte in esilio di Eugenio nel 505. Molti vescovi cattolici erano stati esiliati e molte diocesi erano vacanti da tempo.
Il successore di Trasamondo fu Ilderico, figlio di Unerico, che aveva vissuto diversi anni in esilio alla corte di Costantinopoli, dove si era convertito al cristianesimo niceno. La sua politica religiosa fu favorevole al cattolicesimo: mise fine alle persecuzioni, richiamò dall'estero i vescovi esiliati e permise la nomina di un nuovo vescovo per Cartagine nella persona di Bonifacio.
Tra le prime preoccupazioni del nuovo primate d'Africa ci fu la convocazione di un concilio africano, per riorganizzare e ricostruire la Chiesa locale dopo anni di persecuzioni, e per prendere le misure necessarie a combattere certe usurpazioni instauratesi nella Chiesa africana.
Svolgimento del concilio
Il concilio si svolse il 5 e il 6 febbraio 525 in un locale annesso (il secretarium) della chiesa di Sant'Agileo di Cartagine. Tutte le province africane erano rappresentate al concilio:
- la maggior parte dei vescovi proveniva dalla Proconsolare, la provincia presieduta dal primate di Cartagine;
- la Tripolitania era rappresentata da 3 vescovi;
- la Bizacena aveva inviato un solo vescovo, e Bonifacio si lamentò del fatto che il primate di questa provincia, Liberato, benché invitato, non si fosse presentato alla riunione;
- Missore, il primate di Numidia, non poté essere presente perché molto anziano, ma inviò nove vescovi a rappresentare la provincia;
- la Mauritania Cesariense aveva potuto inviare un solo vescovo, a causa della difficile situazione in cui versava quella provincia;
- infine la Mauritania Sitifense aveva inviato un vescovo, Ottato di Sitifi, il quale dovette assentarsi da Cartagine per un ordine del re e non poté essere presente al concilio.
Gli atti del concilio documentano due sole sedute per questo concilio. La prima, il 5 febbraio, fu aperta da Bonifacio. Dopo il discorso iniziale, intervenne il vescovo Felice di Zattara, che propose di ripristinare i canoni disciplinari e le consuetudini della Chiesa africana. La rilettura di questi canoni occupò tutta la prima giornata. Bonifacio intervenne personalmente su 4 questioni:
- l'ordine gerarchico delle sedi primaziali africane: a capo c'era il primate di Cartagine, seguito da quelli di Numidia, di Bizacena e delle altre province;
- l'importanza del credo niceno, letto e approvato in assemblea;
- il legame stretto che unisce la dottrina cristiana e la disciplina;
- le prerogative della sede di Cartagine.
Furono inoltre approvati altri canoni, ripresi da concili africani precedenti. Tra questi, i canoni che assegnavano al primate di Cartagine l'obbligo di comunicare ogni anno a tutti i vescovi il giorno della Pasqua.
Il 6 febbraio si svolse la seconda seduta del concilio, dove furono affrontate questioni particolari. Ciò che resta degli atti conciliari menzionano una sola questione affrontata nella seconda seduta, ossia le difficoltà intercorse tra Pietro, abate di un monastero della Bizacena, e il suo primate Liberato: il primo, che voleva svincolarsi da Liberato e sottomettersi unicamente al primate di Cartagine, fu scomunicato dal secondo, che non voleva perdere i diritti e le prerogative della sua primazia. La mancanza della parte finale degli atti del concilio non permettono di conoscere la decisione conciliare su questo problema, che probabilmente dette ragione a Pietro, come documentato da un concilio cartaginese del 536.
Elenco dei vescovi presenti
Gli atti conciliari furono sottoscritti da 60 vescovi. Ianuario di Vegesela appose la firma anche per Ianuario di Mascula, il quale, essendo troppo vecchio e malato, non aveva più l'uso delle mani. La maggior parte dei vescovi (47) proveniva dalla provincia della Proconsolare, 9 dalla Numidia, 1 solo dalla Bizacena (Avo di Orreacelia) e dalla Mauretania (Secondino di Mina), mentre la Tripolitania era rappresentata da 3 vescovi.
Questo è l'elenco dei vescovi che sottoscrissero gli atti della prima seduta del concilio, secondo l'edizione degli atti di Munier:
Note
Bibliografia
- (LA) Charles Munier, Concilia Africae, a. 345 - a. 525, Corpus Christianorum Series Latina (CCSL 149), Brepols, Turnholti, 1974, pp. 254-282
- (EN) Merle Eisenberg, The Council of Carthage of 525 and the Making of Post-Imperial Episcopal Authority, Journal of Late Antiquity, Volume 13, nº 2, 2020, pp. 258-284
- (FR) Hefele-Leclerq, Histoire des conciles d'après les documents originaux, II/2, Paris, 1908, pp. 1069-1074
- (FR) André Mandouze, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire, 1. Prosopographie de l'Afrique chrétienne (303-533) , Paris, Éditions du Centre National de la Recherche Scientifique, 1982
- (FR) Auguste Audollent, 9. Bonifacius Carthaginensis, «Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques», vol. IX, Paris, 1937, coll. 932–935
Voci correlate
- Bonifacio di Cartagine
- Concilio di Cartagine
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